Molto spesso capita che le fatiche e i cambiamenti dopo il parto rendano la nascita del proprio figlio, un momento considerato magico nell’immaginario di qualsiasi neo genitore, un evento vissuto in modo negativo: il senso di inadeguatezza rischia di insinuarsi dal primo contatto con il proprio bambino. Infatti, immediatamente dopo il parto ci si aspetta di provare un amore travolgente e, invece, può capitare di non amare a prima vista il proprio figlio!
Ci sono invece altre condizioni che possono insorgere successivamente, come ad esempio la depressione post-partum, che rischiano di influire sulle emozioni che proviamo e sulla relazione con il nostro bambino.
Il mito del colpo di fulmine
Prima di tutto, approfondiamo uno dei temi legati al momento del parto che spesso passa in secondo piano: l’innamoramento a prima vista del neonato.
Ovvero, la sensazione del cuore che scoppia d’amore appena si entra in contatto con il proprio figlio subito dopo la nascita.
Certo, proprio come un colpo di fulmine tra due adulti, anche l’innamoramento a prima vista tra madre e bambino può verificarsi.
È bene però ricordare che l’attaccamento e l’innamoramento sono frutto di un processo: ci si conosce, ci si ascolta e si entra in sintonia nel tempo.
Dopo il parto, la mamma può aver bisogno di un tempo per sintonizzarsi col proprio bambino. Inizialmente lo si riconosce, ma si ha bisogno di scoprirlo, ascoltarlo e comprenderlo anche sul piano emotivo.
Una volta iniziato il processo, ci si innamora del proprio bambino gradualmente, un po’ alla volta. Non ci sono dei tempi precisi.
È importante affrontare questo tema e autorizzarsi a condividerlo con le persone vicine o con le altre mamme perché spesso ci si sente sbagliate e in colpa quando il cuore non scoppia di gioia prendendo in braccio il proprio bambino per la prima volta.
A questo si aggiunge che l’amore è l’emozione più contraddittoria che sperimentiamo. Per amore possiamo sorridere o piangere a dirotto.
E anche quello che proviamo verso il nostro bambino non è esente dalle ambivalenze. Dobbiamo autorizzarci a provare queste sensazioni perché tutto il percorso della maternità sarà permeato da forti contrasti emotivi.
"Non sento niente"
Può succedere, a volte, di avere la percezione di non provare sentimenti verso il proprio bambino.
Già solo la consapevolezza è un punto di partenza importante.
È fondamentale approfondire questo stato di “assenza emotiva” perché spesso racchiude qualcosa di diverso.
Cosa mi sta dicendo di me questa situazione?
Le mie aspettative stanno giocando un ruolo?
Mi autorizzo a provare emozioni verso mio figlio diverse da quelle che mi ero immaginata?
Ci sono emozioni che giudico (o sento che gli altri possano giudicare) sbagliate?
Può succedere che, quando ci sentiamo spaventati rispetto all’emotività che stiamo sperimentando, reagiamo a questa paura con il “congelamento” (freezing).
Congeliamo la nostra emotività per non entrarci in contatto.
Queste situazioni parlano di noi e del nostro rapporto con le emozioni che, se approfondito, può fornirci una modalità alternativa di stare, permettendoci di sentire anche tonalità emotive diverse da quelle aspettate e più spaventanti.
Depressione post-partum
Una situazione diversa è quella della depressione post-partum, in cui la tristezza pervasiva che si sperimenta porta ad una difficoltà nella relazione con il proprio bambino.
In questi casi spesso si evita una vicinanza emotiva ma anche fisica.
Le donne possono sentirsi incompetenti, sentire di non riuscire ad essere delle “brave mamme” e in alcuni casi questo sentire le porta ad allontanarsi dalla relazione col proprio bambino e a innalzare una barriera emotiva.
Tutto questo crea una fatica nel rispondere ai bisogni del proprio bambino, preferendo delegare alle persone intorno.
In queste situazioni è fondamentale il ruolo delle persone vicine nell’osservare e riconoscere questo campanello d’allarme e concedere alla donna di condividere i suoi stati emotivi anche attraverso l’aiuto di professionisti del settore.
Ricordiamo che i miti della maternità sempre felice e serena portano spesso le neo-mamme a vergognarsi e a chiedere aiuto con più difficoltà.
L’importanza di chiedere aiuto
È importante differenziare una situazione fisiologica e transitoria legata a un tempo necessario alla costruzione di un legame di attaccamento, da una condizione con una sintomatologia emotiva interferente.
Le situazioni descritte possono causare un’importante fatica emotiva nella donna ed è importante sapere che si può decidere di intraprendere un percorso di supporto psicologico o di psicoterapia al fine di approfondire i temi legati ai propri contenuti emotivi oppure ad un vero e proprio disturbo.
È fondamentale abbassare l’asticella della vergogna e permettere a sé stessi di essere ascoltati e aiutati rispetto a ciò che si sta sperimentando.
La condivisione priva di giudizio nella stanza del terapeuta rappresenta già un punto di partenza importante per provare a cambiare le lenti giudicanti con cui siamo abituati a guardare noi stessi.